…che poi non si chiamano che pensieri.
Ho passato una notte insonne. Ho pensato tanto di dover scrivere, stanotte, ma non ne ho avuto le forze. Ora sì, però. E lo faccio d’impeto, perché stavolta non posso permettermi di perdere l’attimo.
Ho riflettuto tanto, stanotte, nelle ore di veglia, senza che la testa riuscisse a trovare calma e pace. Più e più volte negli ultimi tempi avrei voluto tornare su queste pagine virtuali, per raccontare o condividere, per far vivere di nuovo questo spazio che tanto mi ha dato negli anni, ma che così poco visito ultimamente. Manca il tempo, manca l’ispirazione, manca – appunto – l’attimo. Così ho creduto che oggi fosse un buon giorno per tornare, perché non voglio cominciare l’anno con i buoni propositi, lo vorrei proprio finire con la bontà d’animo, di spirito e di cuore.
Ho così faticato durante quest’anno, abbiamo tutti fatto talmente tanti sacrifici e tenuto i denti stretti, che ora non sembra quasi possibile lasciare andare questo periodo. Siamo consapevoli che non sarà una data a cambiare la situazione, a ridarci quegli spazi che abbiamo dovuto, volenti o nolenti, condividere. Spazi diventati incredibilmente stretti, a volte, malgrado la consapevolezza di aver avuto tanta fortuna nell’incresciosità della situazione, di essere stati privilegiati, di aver potuto godere di buona salute, almeno fisica, nonostante tutto. Proprio tutta questa fortuna, talvolta, viene a chiedere un prezzo amaro, quello dei pensieri che non mollano.
Non c’è da dilungarsi, ognuno sa come ha vissuto questo anno, della tenacia insperatamente trovata o invece venuta a mancare, dei pianti, ma anche dei sorrisi, tanti e – senza alcun dubbio, quest’anno – sinceri. Quel che è andato storto che stia lì, non si cancella, ma nessuno merita il crogiolo che ne consegue. Ricordiamo quanto ci siamo più amati nella distanza, tra amici, tra compagni di una vita scelta ogni giorno.
È ora di andare, un’altra volta, perché si chiede (a gran voce, ma non era necessario specificare) la mia presenza. Papà e mamma elette parole dell’anno per insistenza e frequenza al minuto, ma l’appunto per qualsiasi genitore è quasi superfluo. Arrivo subito, aspetta un attimo quasi altrettanto inflazionato…dobbiamo esserci, sempre.
Bisogna ripeterlo, siamo fortunati – rispetto a chi è solo – a condividere tutto nella nostra famiglia. Lo siamo, ma con tanta fatica. Continuiamo a dare al futuro (in termini di tempo, ma anche di generazioni) un buon esempio, cercando di fare il meglio. A giorni alterni, con più o meno energia, ma con perseveranza e coraggio. Anche questo non è da dimenticare.
Auguro un buon anno a chi leggerà. Non quello che sta per venire, auguro che sia buono questo nella sua fine. Al prossimo, risponderemo con la responsabilità delle nostre azioni, la presenza, la speranza.
E con un grazie, che è sempre buona educazione.
Nella foto tengo in mano un cuore di legno, regalo di una delle innumerevoli passeggiate…uno dei ricordi migliori di questo “indimenticabile anno da dimenticare“.