…Come sosteneva, in un inglese ben oltre il maccheronico, una pubblicità di tempi ormai lontani. Si parlava di gusti del gelato, ma i miei sentiti complimenti vanno ai pubblicitari di allora, perché la teoria è ancora valida: “Due è meglio di uno”.
E così, tornando a scrivere, mi basta dare un’occhiata alla data dell’ultimo articolo pubblicato per rendermi conto di quanto il tempo sia volato, di come le giornate, allietate dalla presenza dei miei due prodi cavalieri, siano scivolate dall’estate all’autunno senza che ce ne accorgessimo, se non per i colori delle foglie.
“Due è meglio di uno”, come dicevo.
Non starò però a raccontare di giornate idilliache, baciate dal sole, dalla fortuna (e anche da un principe azzurro sul cavallo bianco). Eh no, qui non si scherza, non si pettinano mica le bambole (difficile, con due figli maschi).
Non starò a presentare colazioni degne di Instagram, illuminate da pallidi raggi di luce che cadono perfettamente su una ciotola di semi e bacche varie, accompagnata da un infuso di erbe di campo. No, grazie, qui – purtroppo o per fortuna – non viviamo in un Mulino Bianco…perché è così, che ti inculcano per anni l’idea che siano quelle le famiglie ideali, quelle delle pubblicità, dove tutti sorridono e, soprattutto, dove non si rovescia mai una tazza sul tavolo.
La realtà, almeno per noi, è piuttosto diversa.
I miei bimbi la mattina appena svegli sono più la bella copia dell’urlo di Munch, solo con il sonoro. Non fornirò proprio tutti i dettagli, ma basti sapere che, se la sveglia è variabile tra le 6 e le 8, riusciamo ad essere pronti per affrontare la giornata all’incirca verso le 9.30-10. Quel che succede in questo lasso di tempo è un misto tra botti di capodanno, carnevale di Rio, crociate, guerra dei 100 anni e rivoluzione francese.
Insomma, una passeggiata! Briciole ovunque, pigiamini color Nesquik, pannolini pieni, caffè da preparare, caffè sicuramente rovesciato, tracce di yogurt sul muro e corse in bagno (a buon intenditor…), rincorrersi in ogni angolo della casa per infilare mutande e calzini.
“Oggi lo yogurt, mamma, non pane e burro”
“Bimbi tranquilli, arriva subito il latte”
“Ma io volevo i coffex (=cornflakes), mamma”
“A. attenzione che fai cad… ecco appunto!”
“J. la mamma (leggi tetta) sta arrivando”
“UUUUEEEEEEEEEEEEEHHHHHHHHH!”
…dicevamo?
Ecco, il primo caffè, riscaldato due volte, riesco a berlo una buona mezz’ora dopo il risveglio; ah, rigorosamente decaffeinato eh, che altrimenti J. mi si agita con il latte alla caffeina (ndr. sostanza che bramo e temo, ché al prossimo caffè vero mi vedranno ballare sui tetti, manco Catwoman). Buongiorno!
Sistemata la colazione con i due rospi, non resta che qualche compitino casalingo. Vogliamo accennare ai bucati? Ecco, qui forse “tu is not proprio meigl che uan”. Le mie ceste di panni subiscono una rotazione che neanche il ciclo dell’acqua può competere. Giù quelli sporchi e su quelli da piegare e stirare. Quasi come cantava zio Elton (John, ndr.), the circle of l…aundry potrebbe farmi da colonna sonora.
Il tutto condito da varie urla, dei bimbi e soprattutto mie.
Che dire, nonostante i disastri quotidiani, essere mamma di due è davvero ancora meglio. Anche se, ogni giorno, capisci di poter fare meglio qua e là, di non essere stata proprio efficiente, che però “forse domani sarà meglio così”.
È l’esserci che conta: puoi sbagliare, può esserci un gran casino, certo, ma non puoi permetterti di non fare il genitore.
“Un genitore è per sempre”.