Agrodolce

È così il periodo che stiamo vivendo come famiglia negli ultimi tempi.
Agrodolce.
Da una parte molto DOLCE, con un pancione che cresce a vista d’occhio (e soprattutto a prova di gravità!) e con quella che viene chiamata appunto la “dolce attesa”…ma poi, diciamocelo, non è proprio tutta rose e fiori. Dall’esterno sembra sempre che questa condizione, la gravidanza, faccia vivere un’idilliaca vie en rose, quando in realtà chiunque ci sia passata sa che non è davvero sempre così…o perlomeno non lo è ogni momento.

Certo non mancano gli aspetti davvero DOLCI, profondi e intensi. Sarà una banalità, ma la consapevolezza di avere in grembo una vita, di custodire un tesoro prezioso, di vegliare su un fiore che tra poco sarà pronto a sbocciare sono sensazioni irripetibili. E tutto questo per una donna, per la mamma.
Da parte sua l’uomo, invece, il papà vede crescere ciò che è anche parte di lui nel corpo della persona che ama, affida a lei tutta la cura della gravidanza per il bimbo che sta arrivando, con una dimostrazione di fiducia, rispetto e devozione impossibili da eguagliare. (Ammettiamolo, per come sono fatta, se i ruoli fossero ribaltati, non so se sarei mai in grado di lasciare tutto “nelle mani” di lui, senza poter fare altro se non come osservatore esterno…ci vuole tanto coraggio, amore per l’altra persona e ancora una volta fiducia. Tanta fiducia. E, lasciatemelo dire, in questo mio marito non sbaglia un colpo!).

Poi ci sono gli aspetti AGRO, che spesso, anzi troppo spesso, passano in secondo piano perché è ancora diffuso il tabù che in gravidanza si possa anche non vivere in una bolla di felicità, come dicevo. Già, l’inno alla vita non è poi sempre così sereno e soleggiato, piuttosto meglio affermare che le nuvole sono sempre a pecorelle, quasi mai all’orizzonte, e soprattutto tira sempre vento senza che il cielo possa mai essere limpido del tutto.
Fuor di metafora e per dire le cose come stanno, a volte ci si sente dimmerda proprio solo per il fatto che tutti si aspettano che tu sia super felice e invece non è così, non lo sei e ti senti in colpa per questo! È un gatto che si morde la coda, ma davvero va così; la contraddizione di non provare dentro quello che tutti si aspettano è difficile da gestire, da ammettere e non da ultimo da sopportare.

E poi fisicamente: no, dico, ma la pancia dell’ultimo mese quanto tira/pesa/ingombra? Bellissima eh, concordo. A dirla tutta però, è bella postuma. È bello il ricordo della pancia e di tutto il significato che porta con sé. Ma quando davvero è lì, in tutta la sua pienezza, che dà affanno ad ogni movimento e, soprattutto, ti fa sentire “un elefante in una cristalleria” anche negli spazi più aperti…beh, insomma, non si può dire che sia sempre una gioia portarla. O meglio lo è, ma è di più la fatica…e quella, solitamente, non te la racconta mai nessuno! Ah, devo parlare anche del fatto che il tutto venga condito da un rospo di due anni abbondanti che ancora dorme dimmerda (sempre per dire le cose come stanno) e vede il letto come integerrimo nemico, che di giorno è un vulcano in piena eruzione e che, per quanto un tesoro, riesce a spremere ogni singola goccia di energia residua nei suoi genitori? Ok, magari un’altra volta…ma avete capito.

Per farla breve: gestire e gestare contemporaneamente è una bellissima sfida, accattivante e avvincente, ma attenzione che, a volte, le apparenze ingannano…

PS: AGRODOLCE…proprio come l’immagine di copertina, una crema al limone aspra quanto basta, ma con un pizzico di vaniglia ad addolcire…ovviamente fatta in casa e da gustare come accompagnamento…o a cucchiaiate per i più golosi. Indovinate come l’ho mangiata io?!

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