Cara amica autostima, ne vogliamo proprio parlare di te?
È un po’ che non ci si vede, diciamo suppergiù da quando mi hai abbandonata nel lontano 1998, all’epoca dei miei gloriosi 14 anni (e quando ancora si usava la parola suppergiù, oltretutto). C’è stato quel momento in cui mi sono accorta di non essere più una bionda bimbetta vichinga che se ne frega del suo aspetto e dei pantaloni sporchi di terra ed è lì che sono cominciate le storie. Quando allo specchio non ti ritrovi e inizia la lunga serie dei look improponibili, un susseguirsi di anni alla ricerca della propria pelle. Così, dopo inguardabili capelli a caschetto-fungo, che anche la Carrà se li sogna di notte, lo stile total black perchésonoincazzatacolmondoequindiancheconte, un drago tatuato, testimone di un periodo fantasy-metal-qualcosa del genere (che con sommo orgoglio – e molto molto meno entusiasmo di mia mamma per questa idea da diciannovenne – porto ancora addosso, è parte di me!), un apparecchio ai denti e qualche dieta più o meno inventata (che non ha mai funzionato) ecco il risultato. Una trentenne…(per dirla tutta 32, ma oggi siamo larghi di manica).
Tiriamo un paio di somme, tipo rendersi conto di non poter più fare serate da leoni e sperare di svegliarsi con nonchalance il giorno dopo. Oppure credere di essere ancora in grado di guardare film fino a tardi per due sere di fila e stupirsi, poi, quando al risveglio la faccia sia molto simile a quella di Gandalf dopo aver combattuto con il Balrog. O ancora quando ci si appresta a correre quei 5-6 km e con disinvoltura alla prima curva “Ma tu guarda che piantina curiosa questa!…” e la prima scusa è buona per gettare la spugna, ma con charme.
Beh, ciò nonostante, negli “..enta” ho trovato tanto di quel che cercavo, ovviamente però senza fermarmi mai nella continua ricerca. Niente mi ha mai fatto tanto riflettere sulle mie capacità quanto l’occuparmi 24 ore su 24 di un’altra persona, di una creatura che non sia io stessa. Per fare la mamma non ci sono scuse, devi esserci e basta, non esistono giornate no. O meglio, ce ne sono, e pure tante, ma devi essere in grado di affrontarle al meglio perché ora sei responsabile anche di qualcun altro. E questo non lascia scampo ai vari oggi proprio non ho voglia – lasciatemi in pace – ma non è ancora sera? – quando arriva domani?. Quindi faccio, disfo, corro, invento; poi mi stufo e allora ricomincio. Questi sì che sono giorni in cui, allo specchio, la sera, puoi guardarti fiera e il tuo ego si becca una bella pacca sulla spalla.
Alle 22 hai finalmente lavato i piatti della cena, pulito il pavimento dove aveva mangiato A. e riordinato i giochi sparsi ovunque. Tempo per me (e per il mio eterno LUI, per il nostro amato NOI) ne rimane poco? Sì, innegabile. Stanchi, ci si trascina sotto il piumone. Ma felici, e ho detto tutto.