Shopaholic…si fa per dire

Ieri è stata una giornata perfetta. Sveglia presto (non tanto per scelta, quanto piuttosto per cortese imposizione del piccolo), colazione come si deve, rigorosamente panebuter (perché ora abbiamo pure il benestare del pediatra, la mattina pane, burro e marmellata anche al nanetto) e via, pronti per una giornata all’insegna dello shopping natalizio.

Si parte: L., A. ed io ci impacchettiamo nella piccola Jeep alla volta di Como. Ora, due parole sull’auto vanno spese, perché dopo mesi di station wagon ampia, spaziosa e confortevole, ritrovarci tutti e tre – con tanto di seggiolino, passeggino e giacconi vari – compressi nella Jeep ha un che di Famiglia Rossi va a trovare il nonno. Senza contare che la cara Familymobile è fenomenale per farti capire le condizioni esterne/stradali: si gela anche all’interno finché non si arriva a destinazione e solo lì il bocchettone dell’aria comincia a sputare un po’ di calore. Ma fa parte dell’atmosfera, di quella voglia di Natale che si fa sempre più sentire, di quel restare con guanti e cuffia fino all’arrivo, l’importante che non si veda la nuvoletta di condensa dei respiri, in tal caso la situazione potrebbe rivelarsi un po’ extreme, soprattutto per il cucciolo. E comunque l’equipaggiamento invernale è montato sulla Jeep, quindi godiamoci il viaggetto che fa parte del programma, anche se la sensazione è più quella di andare in barca…a remi!

Arriviamo a Como senza problemi: il tempo di parcheggiare e io sfodero la mia lista di regalini, oggetti indispensabili e abbigliamento vario da comprare: un papiro degli egizi, praticamente. L. al terzo punto ha cominciato a impallidire, roba da non sapere se simulare un malore o se scappare a gambe levate. La mia idea era quella di sfruttare la trasferta perché solo qui trovo questo e quello e riuscire ad approfittarne per il Natale. Se chiedete a me, non mi considero un’amante dello shopping sfrenato, non ne faccio una malattia, mi piace piuttosto passeggiare in un bel centro città e ammirare le vetrine. Ecco, credo che mio marito la pensi diversamente…ma questi son punti di vista…

Svoltate due stradine ci infiliamo in una libreria, prima tappa del mio elenco. Che meraviglia le pile di libri, il loro profumo e ancora di più tutte le storie che contengono. Se chiudessi gli occhi, potrei sentire il vociare di tutti i personaggi raccontati e descritti…peccato che se chiudessi gli occhi in piedi in mezzo a una libreria probabilmente (e dico probabilmente eh) non farei proprio sta gran figura. Così mi gusto l’ambiente e in men che non si dica ho praticamente depennato gran parte dei regali dal mio promemoria. Grazie Feltrinelli, ma dei due o tre libri che volevo comprare per me, manco l’ombra.

“Passiamo oltre”, mi dico, “mi rifarò alla Benetton”…già. Peccato che appena ci arriviamo noto con totale sconforto che è chiusa. Avete presente l’espressione sul viso di un bambino quando mangia un gelato e la pallina cade dal cono? Ecco, quella era la mia faccia. “Ma dai, non è niente, mi faccio un giro al Promod!”, dico al mio paziente marito, prima che quel ghigno di esultanza, non molto celato sotto i baffi (e la folta barba), possa emergere. Entro, mi muovo nel negozio: uno stile gipsy che mi conquista all’istante. Sorvolerò sul fatto di non essere più in grado di girare con disinvoltura tra i vestiti e di aver urtato all’incirca una decina di appendini, per la gioia della commessa. Così mentre cerco di fare in fretta, perché fuori ovviamente c’è A. che reclama, una vocina si fa strada ma ti serve davvero?, in fondo questa gonna è uguale a quella a fiori che non metti mai, ma sto giacchettino? dai per piacere e via dicendo, finché in sostanza esco a mani vuote. Niente, sembra proprio che non sia più capace a comprarmi qualcosa.

Fortuna che almeno riesco a decidermi per un prosecchino, che scende benissimo e sale alla testa ancora meglio, per quella che in teoria era prevista come una pausa caffè. Eh lo so, son appena le 11 di mattina, ma noi si fanno le levatacce, insomma ormai si è già fatta una certa e l’aperitivo ci sta. Proseguiamo con un pranzetto con vista sul Duomo, oggi ci facciamo servire: una favola. E meno male, dal profilo gastronomico, come al solito, nessuna delusione! Ce ne andiamo prima che le urla di giubilo di A. a pancia piena disturbino gli altri avventori e ne approfittiamo per passeggiare ancora un po’ tra le viuzze, lasciandoci contagiare dal kitsch delle decorazioni e scovando qua e là quegli angolini pittoreschi che tutte le città nascondono.

Arriva l’ora di tornare e controllo la mia lista: beh, ho preso tutto…tranne quello che avevo previsto per me. Ma dopo una fantastica giornata in famiglia sono comunque soddisfatta di portare a casa “solo” la borsa Feltrinelli piena di sapere. Lo so, suona un po’ nerd, secchiona e buonista, ma va bene così.

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