26.11.2015
Mi sento stanca. So che dovrei dormire, riposare, recuperare le forze perché la nottata sarà impegnativa. Ma ancora non è il momento, ho voglia di restare sveglia per un attimo in più, non sarà di certo qualche minuto a fare la differenza. Ho bisogno di mettere un po’ di ordine tra i pensieri e le emozioni; cerco di ridimensionare la situazione e, paradossalmente, l’ambiente che mi circonda favorisce la riflessione.
Sento A. che respira bene, è stanco anche lui, per i farmaci e per essere costretto a letto dai lacci. “Bravo cucciolo, sei forte!”, gli sussurro in un orecchio, “la mamma è così fiera di te!” e sento una lacrima che vuole uscire, ma non la lascio. Non ancora, e forse non la lascerò mai. Non c’è bisogno di piangere, anche se vederlo legato fa stare male.
Sorrido, invece, perché sulla mano ho ancora il disegno della Famiglia Dita, uno dei tanti intrattenimenti inventati in questi giorni. In lontananza sento i rumori di fondo del reparto di pediatria in tarda serata: neonati che reclamano le attenzioni di mamma e papà, bimbi più grandicelli che si soffermano in corridoio perché ancora non hanno voglia di andare a letto, le infermiere che corrono da un campanello all’altro, e aiutano, e curano amorevolmente.
Domani probabilmente si tornerà a casa. Non ci sarà più questo sottofondo ritmico, il continuo bip bip per il dosaggio dei farmaci. Domani avremo la fortuna di poter lasciare questo posto, perché l’intervento è andato bene e la convalescenza anche; L. ed io siamo così orgogliosi per come il nostro bimbo, un diavoletto scatenato, sia riuscito a stare 5 giorni a letto senza quasi lamentarsi, se non un minimo più che comprensibile. “Sei proprio una forza, cucciolo!” e non lo ripeterò mai abbastanza.
Mi rendo conto di tutta la mia fortuna, di avere un esserino così fragile ma potente, che ancora nasconde mille risorse che ci farà conoscere lungo la strada, nella vita. Ho conosciuto altri genitori, famiglie che devono combattere tutti i giorni per cercare di avere una salute normale, una vita normale. Altre mamme che la mia fortuna non possono averla, ai loro bimbi è stata negata. Sono loro le lottatrici, loro possono dire di essere guerriere (con le palle!) e di affrontare una battaglia quotidiana con i loro figli. Loro sono quelle mamme leonesse, che con una zampata cercano di proteggere i loro piccoli dal pericolo.
A loro va tutta la mia sincera stima e ammirazione.
Keep on fighting!