Corri, respira

È tempo di correre. Non per A, certo, ma per me. È ora di ricominciare e lo faccio di domenica mattina. Scopro che dovrei scrivere correndo, perché già dopo due falcate (seh, chiamiamole così) ho la testa piena, un vulcano in eruzione, assieme al sudore mi colano parole (che non è una grande immagine, lo so, ma è per rendere l’idea). Proverò a riportare qui tutti i miei pensieri, anche se alcuni inevitabilmente li ho già lasciati lungo la strada, legati a quel momento e a quel posto.

Il piccolo è con il papà, per una piacevole mattinata tra uomini: la strada è lì che mi aspetta. Sono partita e con me la prima canzone del lettore mp3…”Corri, respira bene”, mi dico. Gone Daddy gone nelle orecchie, è la scelta random che capita e allora va bene, ricominciamo da qui a riscoprire il piacere della corsa dopo tanto tempo. Dopo una breve distanza già penso che “in fondo non sta andando male, ma forse è un po’ presto per cantare vittoria”. Neanche formulato il pensiero che parte la seconda canzone: un’improbabilissima La colegiala! Il primo istinto è di passare subito alla successiva, ma dopo due note mi accorgo che in fondo, scandalosamente, mi piace quasi come sottofondo. E così comincio a muovermi, sempre correndo, ma come se stessi ballando. Fortuna che è domenica mattina, è relativamente presto e la strada è deserta: se qualcuno mi vedesse, non farebbe certo fatica a farsi una pessima idea sul mio stato di salute mentale.

Corri, respira…respira respira…nuova canzone, ma questa non mi piace, quindi skippo sulla prossima…

Every you every me, qualcosa che mi carica…e comincia la salita. Comincio davvero a sentire i polmoni più sollecitati e cerco di concentrarmi sulle mie conoscenze in biologia per capire cosa sta succedendo al mio corpo, come stanno lavorando le cellule, perché ho il bisogno di respirare più velocemente…e riesco a superare il primo tratto difficile. Avanzo di tre canzoni (erano davvero impossibili come colonna sonora!) e arrivo a Why Aye Man, che casca a fagiolo con un pezzo pianeggiante. Sulla strada ci sono ricci sparsi, le castagne fanno capolino, alcune escono timide, altre invece mi rotolano sotto i piedi…corri, respira, respira l’autunno.

Ci siamo, ecco la salita, quella vera: ci sono i Muse a tenermi compagnia, Supermassive Black Hole. La schitarrata d’inizio mi dà la carica giusta per affrontare quello che conosco come il momento più faticoso del tragitto. Corri, respira, ora non si molla, sì ma MERDA!…Qui comincio a capire che, come temevo, la prima impressione alla partenza che “in fondo non faccio così fatica” era decisamente una cazzata. Il cuore pulsa, i polmoni urlano e alcuni muscoli chiedono pietà, ma mi dico che io, dall’ultima vera corsa, ho superato un parto, e allora cosa vuoi che sia un po’ di fiatone? Peccato che le mie gambe la pensino diversamente!

Con un po’ di “vergogna” ammetto che la canzone successiva è Back to you, e sì, si può correre anche ascoltando Bryan Adams! In realtà, ne approfitto per camminare un pochino e riprendere fiato, dato che la pendenza diminuisce e ho l’occasione di ricaricarmi per affrontare il ritorno. Sono ormai al “giro di boa” del mio percorso, tutto sommato ce la posso ancora fare. Passo accanto ad una casa che mi piace sempre ammirare e, come capita spesso, mi immagino quello che succede al di là delle mura. Mi chiedo se chi ci vive si sta gustando una bella colazione di primo autunno, di cioccolata fumante e brioches calde. Oppure se c’è qualcuno che si appresta a cucinare il “pranzo della domenica” e nel naso sento già il profumo di patate al rosmarino e arrosto! Ecco, forse meglio pensare ad altro…corri, respira, calibra le energie…

Dall’mp3 arriva un datato Sweet dreams che catapulta i miei pensieri dritti dritti in un’atmosfera anni ’80. Penso alla moda infelice (opinione personale) di quegli anni e contemporaneamente incontro la mia immagine riflessa nella finestra di un’altra casa. Et voilà, forse era meglio una permanente anni ’80 di sta faccia! Ma com’è che nei film gli attori che corrono non hanno mai sto colorito paonazzo? No perché li vedi strasudati, strabagnati, ma mai un minimo segno di fatica visibile, neanche l’ombra di un capillare sollecitato. Io tempo due passi e la mia faccia è da ricovero…mistero…

Corri, respira, corri, respira, aumenta un po’, ci siamo quasi, è il tuo tratto preferito, siamo nel bosco ormai.

Ed ecco che per affrontare la discesa l’mp3 mi propone Guantanamera, quella originale s’intende, mica la più recente versione di Zucchero. Sono tentata di cambiare, ma la mia mente vola all’istante verso Cuba, verso immagini di strade in festa, mohito e rum a fiumi. Quel che si dice l’ideale per fare del sano sport! Ma questo ritmo caldo riesce sempre a mettermi di buon umore e via, mi godo il bosco attorno e cerco di ammortizzare la discesa, nonostante le gambe mi abbiano mandato a quel paese (non Cuba) ormai da un paio di chilometri.

Ancora due-tre skip perché ho davvero canzoni che manco negli archivi di Radio Maria, ma poi nelle orecchie arriva Black city, un rap e una base che mi danno il ritmo e la potenza per lo sprint finale, e anche se non è il mio genere preferito, questa canzone spacca, non c’è che dire. Corri, respira. Sono stanca, ma avvolta da questo sound alla “8 Mile” mi viene quel mood da ghetto che ti fa essere incazzato con il mondo intero e così mi sfogo e corro, corro, respiro.

È quasi la fine, il traguardo è vicino e parte Why don’t you get a job. Adoro gli Offspring correndo e non me ne ricordavo proprio! E mi vien da dire che può essere una degna conclusione per un’improbabile playlist che non consiglio a nessun runner, ma che mi ha portato a casa piena di soddisfazione!

In sintesi: 1. Devo assolutamente, imperativamente aggiornare le canzoni sul mio mp3, 2. tutto sommato pensavo peggio, buona la prima e…keep on running!

3. Buona domenica…anche se mentre scrivo ormai si scivola già nel lunedì…

Corri, respira!

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