Passeggio sul lungomare, mio figlio dorme beato e io ne approfitto per spiare furtivamente la scena. Come una ladra, rubo le immagini di bambini che sguazzano allegri, si fanno i dispetti e stuzzicano sadicamente una medusa inerme. Colgo le espressioni sui visi dei passanti che incrocio: chi lancia uno sguardo complice nel passeggino per cercare il bimbo, chi accenna ad un sorriso, chi passa oltre con gli occhi che osservano lontano, assenti, chi invece ha l’aria di aspettare unicamente l’ora di pranzo e allora ciondola sulla spiaggia per far passare il tempo.
Di tutti loro cerco di immaginare la storia personale, dove vivono, com’è fatta casa loro, hanno una famiglia o sono soli, quanto si trattengono per le vacanze, sono tristi? felici? soddisfatti? fedeli? divertenti?. Mi chiedo che tipo di vita conducono, se sono assidui lavoratori, se danno peso ai valori più profondi dell’esistenza o se li lasciano scivolare via, come l’acqua di quest’onda che passa. Cosa si aspettano dal domani? Cercano ancora le sensazioni forti della vita o ormai le hanno già vissute e credono di non “meritarne” più? Immagino se e quanto e chi amano, quando è stata l’ultima volta che hanno parlato a qualcuno con il cuore aperto, quando è stata l’ultima volta che hanno pianto per o con qualcuno. Chissà quando hanno fatto l’amore, quello vero, con chi. E proprio su questi pensieri, sulla sabbia trovo cartacce equivoche, testimoni abbandonate di una spiaggia bollente anche se bagnata e al chiaro di luna.
Allora mi immergo nei miei pensieri con un tuffo, come il ragazzo che si è appena buttato dagli scogli, e penso che forse anche io, come quella cartaccia, sono testimone di un amore nato sulla riva del mare. E mi domando quante tracce abbiamo lasciato il mio compagno ed io in passato, che altri hanno poi trovato e letto dopo il nostro passaggio. Proseguo la mia passeggiata con l’insegnamento che non esiste luogo banale, scontato o noioso. Che tutto ha una storia da leggere più intensamente, con gli occhi giusti, quelli che non stanno sul viso ma nel cuore. Torno al mio ombrellone con le immagini di una spiaggia piena di vite, che ha saputo regalarmi molto di più che un’abbronzatura.