Esco con A. a fare due passi. Il sole splende, l’aria è frizzante, non troppo fredda. Siamo a fine febbraio, ma l’inverno si manifesta solo in quei mucchietti di neve rimasti qua e là, in quegli angoli di ombra; l’aria in verità comincia a sapere un po’ di primavera, gli uccelli cantano già in modo diverso. Perché il loro canto, ad ascoltare bene, cambia davvero a seconda della stagione.
Mi godo questo contorno, quest’atmosfera da locus amoenus che ho la fortuna di respirare nel paesino in cui vivo. Tanto per intenderci, è un paese in cui posso ancora andare a comprare le uova nostrane, quelle vere che lasciano la pasta frolla di un giallo intenso, semplicemente aprendo un frigorifero all’interno del vecchio garage di un anziano del posto. Prendi le uova e lasci la cifra corrispondente in un piccolo salvadanaio che sta accanto al frigo. Così, sulla fiducia…e funziona! L’unico “allarme” per segnalare la tua visita è un sensore di movimento: due uccellini che cinguettano appena ci passi davanti. Troppo COOL! Inutile dire che, da quando ho scoperto questa possibilità, non ho più comprato uova al supermercato. L’acquisto in paese è di gran lunga più poetico, vale la pena anche solo per rendere onore alle galline autoctone e al loro padrone, così fiducioso nell’onestà altrui.
Insomma, faccio la solita uscita quotidiana densa di riflessioni (tanto che a volte mi sembra che il cervello mi funzioni solo oltrepassata la porta di casa…e meno male, ché il contrario sarebbe stato peggio). Inquadrato dunque il contesto paesaggistico, è il caso di parlare di quello prettamente sociale che vivo ogni volta che metto il naso fuori. Bref: Mai capitato di notare l’imbarazzo misto indecisione quando si incontra qualcuno per strada? A me succede spesso. Tu sei bella e immersa in mille pensieri, da quelli più profondi (Senti che buono il profumo dell’aria oggi, Il mio bambino è davvero un angelo, La vita mi sorride, e via dicendo fino ai domandoni sulla propria esistenza), alle pippe mentali più banali (Ma per cena pasta al tonno o pizza?, Oggi che giorno è? Da quando sono a casa addio al calendario, Mi son ricordata di chiudere la porta-spegnere il forno-caricare la lavatrice?, Ma da quand’è che non mi lavo i capelli?). Poi capita che incontri una persona per strada. Man mano che la distanza diminuisce, non sai bene se alzare la testa e guardarla o se aspettare ancora un attimo. C’è una distanza giusta entro la quale bisogna guardarsi negli occhi e cercare il saluto, trovare un punto di contatto? Io sono sempre per l’approccio cordiale, ma poi che faccio quando/se l’altro/a non risponde? Ci riprovo? Faccio finta di niente e passo oltre? C’è sempre un po’ di imbarazzo quando si incrocia un estraneo. Saluto con un Salve? O il Buongiorno e Buonasera sono più indicati? A me poi piace aggiungere un sorriso, anche il gesto non verbale ha la sua importanza. Bella ruffianata eh! Che dire, preferisco un buongiorno con il sorriso che un salve “scondito”, anche se l’altro/a magari manco se ne accorge.
Il problema resta sempre solo la tempistica, perché salutare fuori tempo lascia quella sensazione di imperfezione. Se il Buongiorno arriva troppo presto, poi c’è un “sacco” di spazio da riempire prima di superare la persona e averla alle spalle. E che si fa in tutto quel tempo? Si guarda altrove (antipatico) o si cerca un altro spunto di discussione? Se si saluta troppo tardi, invece, l’altra persona potrebbe pensare che in realtà non avremmo voluto salutarla, ma che l’abbiamo fatto giusto per buon senso civico. E in tal caso, tanto vale appiccicarsi un post-it in fronte con scritto CIAO! e buonanotte anche al sorriso. Ci vuole quindi il timing giusto, quel dosaggio calibrato della distanza: in pratica, avanzare qb per raggiungere la portata corretta al saluto. Devo ammettere che essere a passeggio con la carrozzina ha i suoi vantaggi in questo senso, perché ti permette di (far finta di) gettare un occhio al bimbo nell’attesa di aver raggiunto la distanza giusta dall’estraneo in questione! Se mi vedete armeggiare con la copertina del bimbo, quindi, tranquilli: sto solo aspettando il momento giusto per salutarvi!
E tutto questo è uscito da una semplice passeggiata…tanto per non tirarsi qualche para e un po’ di storie in una bella giornata di sole!